Questo romanzo ebbe la sua genesi a margine di una riunione a cui partecipai un sabato pomeriggio a Roma nel 1995. Lì incontrai un giovane con il quale pranzai e, discorrendo di questioni personali, mi raccontò la sua storia nel convitto, non sapendo minimamente come si svolgesse la vita in simili strutture. Furono accenni vaghi, privi quindi di riferimenti toponomastici, e terminò il suo racconto dicendomi, con un tono da vecchio saggio, che ?comunque quel periodo mi è servito perché ho avuto modo di vivere nuove esperienze, conoscere nuove sensazioni prendere decisioni che mi hanno cambiato. Quello che può riservare la vita a volte è impensabile?. Non volli insistere a chiedergli dei particolari ma mi rimasero in mente le sue considerazioni e ciò mi stimolò a scrivere questa storia. Così, sulla base di alcune indicazioni, ho costruito questa narrazione con un intreccio tra realtà e immaginazione.